Fine dell'estate, fine delle Sagre che si sono susseguite una dopo l'altra nelle varie parrocchie. Tempo di bilanci e riflessioni su questi eventi nati per festeggiare il Santo patrono e che dovrebbero rappresentare importanti momenti di aggregazione per le comunità cattoliche che le organizzano e per i loro visitatori, imperdibili possibilità di finanziarsi (perchè no?), e non da ultimo, buona occasione di evangelizzazione e di testimonianza della Fede.
Andando per Sagre però, ci si può rendere conto facilmente che, purtroppo, l'aspetto "sacro" sembra nel tempo aver lasciato un po' troppo spazio al "profano" tanto da rendere arduo distinguere i contenuti di una sagra da quelli proposti in una festa di partito o una fiera gastronomica. Spinte dalle necessità di raccogliere fondi per autofinanziarsi, le parrocchie, nell'intento di attirare più folla possibile, rischiano spesso di organizzare eventi che poco hanno a che fare con la testimonianza della Verità optando, invece, per un'offerta, diciamo, più mondana. Cosa è rimasto oggi di sacro? Esiste un qualche indizio che ad un ignaro avventore di una Sagra parrocchiale faccia capire immediatamente di trovarsi ad una festa organizzata in onore di un Santo Patrono, piuttosto che alla Festa del Torrone o alla Fiera del Tartufo? Pare purtroppo che il più delle volte la risposta sia "no". E’ ancora possibile individuare una qualche traccia del Festeggiato tra polenta e tortellini, ballo liscio, mini-concerti rock, stand vari, lotterie e pesche di beneficenza? Mah! Si rimanda a questo proposito all’editoriale molto sagace scritto qualche tempo fa dal direttore del settimanale cattolico reggiano La Libertà, dal titolo simpatico e un po' provocatorio W la Sagra che non gabba lo santo.
Andando per Sagre però, ci si può rendere conto facilmente che, purtroppo, l'aspetto "sacro" sembra nel tempo aver lasciato un po' troppo spazio al "profano" tanto da rendere arduo distinguere i contenuti di una sagra da quelli proposti in una festa di partito o una fiera gastronomica. Spinte dalle necessità di raccogliere fondi per autofinanziarsi, le parrocchie, nell'intento di attirare più folla possibile, rischiano spesso di organizzare eventi che poco hanno a che fare con la testimonianza della Verità optando, invece, per un'offerta, diciamo, più mondana. Cosa è rimasto oggi di sacro? Esiste un qualche indizio che ad un ignaro avventore di una Sagra parrocchiale faccia capire immediatamente di trovarsi ad una festa organizzata in onore di un Santo Patrono, piuttosto che alla Festa del Torrone o alla Fiera del Tartufo? Pare purtroppo che il più delle volte la risposta sia "no". E’ ancora possibile individuare una qualche traccia del Festeggiato tra polenta e tortellini, ballo liscio, mini-concerti rock, stand vari, lotterie e pesche di beneficenza? Mah! Si rimanda a questo proposito all’editoriale molto sagace scritto qualche tempo fa dal direttore del settimanale cattolico reggiano La Libertà, dal titolo simpatico e un po' provocatorio W la Sagra che non gabba lo santo.
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